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Progetto “Le Giornate della Libertà” Brescia Napoli New York

(da un’idea di Massimo Lucidi, la preziosa riflessione di Pietro Tagliavini filosofo) Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani un romanzo di una scrittrice iraniana, Azar Nafisi, che sicuramente merita di essere conosciuta. La lettura del primo paragrafo del libro mi ha dato occasione di riflettere su quanto sta accadendo, in questi giorni, in Iran e sul modo in cui noi, donne e uomini dell’Occidente, reagiamo dinanzi a tali notizie. In particolare, sono rimasto profondamente colpito dalla proposizione “ciò che cerchiamo nella letteratura non è la realtà, ma un’epifania della verità” e dalla richiesta che la scrittrice stessa, due pagine dopo, fa al lettore: “Ho bisogno che anche tu, lettore, cerchi di pensare a noi, perché altrimenti non potremo esistere davvero. Contro la tirannia del tempo e della politica, cerca di immaginarci come a volte neppure noi osavamo fare: nei momenti più riservati e intimi, nelle più straordinariamente normali circostanze della vita, mentre ascoltiamo un po’ di musica, ci innamoriamo, camminiamo per strade ombrose, o leggiamo Lolita a Teheran. E prova a ripensare a noi dopo che quelle cose ci sono state confiscate diventando una volta per tutte un piacere proibito.” Se è vero che nella letteratura possiamo trovare un’epifania della verità, allora, mi permetta di notare che dal 2003, anno di pubblicazione del libro, al 2022, anno corrente, la situazione non è cambiata. I soprusi e le violenze di cui furono vittime le persone che incontriamo nel libro sotto mentite spoglie, al fine di salvaguardarne la vita, rispecchiano i soprusi e le violenze che il popolo iraniano è costretto a subire oggi. Tuttavia, mi permetta altresì di riconoscere con ammirazione che molti cittadini iraniani, dinanzi ad un governo fondamentalista e machiavellico, non hanno mai smesso di combattere per un valore che, come recita l’articolo 13 della nostra costituzione, è inviolabile: la libertà. Ed è un valore inviolabile non per una legge statale, ma per una legge universalmente riconosciuta, secondo cui dobbiamo agire considerando l’umanità, sia nella nostra persona sia nella persona di ogni altro, sempre anche come fine, e mai solamente come mezzo. Questa è la libertà che il popolo iraniano rivendica, e questa è la libertà che costituisce il focus del progetto che Le sto per proporre. Non dimentichiamoci che se oggi siamo qui a parlare di diritti umani da una posizione privilegiata è perché molte donne e molti uomini, prima di noi, si sono sacrificati in nome di un ideale che avrebbe garantito a loro, ai loro figli e alle generazioni future una vita degna di essere vissuta e ricordata. A tal proposito, visto che Brescia è stata nominata capitale italiana della cultura per il 2023 e visto che il 2023 è anche l’anno in cui ricorrono gli ottant’anni delle 4 Giornate di Napoli, partiremo proprio da queste due città. La Leonessa d’Italia e La città dalle 500 cupole. “Lieta del fato Brescia raccolsemi, Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d’Italia beverata nel sangue nemico.” Così Giosuè Carducci, nell’ultima strofa della poesia “Alla vittoria” - scritta nel maggio 1877 e contenuta nella raccolta “Odi Barbare” - ricorda la resistenza dei cittadini bresciani all’oppressore austriaco, nonostante la superiorità numerica e bellica di quest’ultimo. Vigevano, 9 agosto 1848. Prima Guerra d’Indipendenza. Viene firmato l’armistizio di Salasco. L’impero austriaco rientra nei suoi antichi confini, stabiliti anni prima durante il Congresso di Vienna (1815). Così, Brescia ritorna sotto il dominio austriaco. 12 marzo 1849. Carlo Alberto, re di Sardegna, rompe l’armistizio. Vi sono disordini in molte città del Lombardo-Veneto. A distanza di 11 giorni, il 23 marzo, i cittadini bresciani insorgono in piazza della Loggia. Alla fine di quelle che passarono alla Storia come le Dieci giornate di Brescia (23 marzo – 1° aprile 1849), le truppe asburgiche, guidate dai generali Nugent e Haynau, sedarono la rivolta cittadina e imposero durissime condizioni di resa agli insorti. Mille o poco più furono i bresciani che, combattendo per se stessi, per le proprie famiglie e per qualcosa di più grande, persero la vita. Nonostante la situazione fosse già particolarmente critica il nono giorno dall’inizio degli scontri e il generale Haynau, arrivato a Brescia da Padova, intimasse ai Bresciani di arrendersi – pena la distruzione della città –, questi, inneggiando in coro alla Guerra, non cedettero. Tuttavia, la città fu oggetto di carpet-bombing e feroci rappresaglie, a fronte dei quali i ribelli optarono per la capitolazione. Napoli, 12 settembre 1943. Seconda Guerra Mondiale. I muri della città vengono tappezzati delle copie del seguente Proclama: Napoletani! Da oggi 12 settembre 1943 assumo il comando della vostra città. Esigo la massima disciplina per l'immediata esecuzione dei seguenti ordini: 1. Consegna entro 24 ore di tutte le armi e munizioni (compresi i fucili da caccia) alle Autorità Militari Germaniche. Chi non ottemperasse a quest'ordine e fosse trovato in possesso di armi e munizioni sulla persona o in casa verrà immediatamente passato per le armi. La consegna delle armi sarà fatta alle ronde militari tedesche oppure nei seguenti luoghi: a) Piazza Plebiscito. b) Piazza Garibaldi (Albergo bella Napoli). c) Caserma Cavalleria Conte di Torino (Bagnoli). d) Albergo Bellavista (Corso Vittorio Emanuele). 2. Il coprifuoco avrà inizio da oggi alle ore 20:00 e cesserà alle ore 6. Sono costretto ad adottare le suddette draconiane misure in seguito al fatto che molti ufficiali e soldati germanici, che hanno combattuto per ben tre anni a fianco dei soldati italiani versando il loro sangue anche per la causa italiana, sono stati vilmente trucidati. firmato: SCHOLL COLONNELLO Il giorno successivo, viene sottoposto all’attenzione dei Napoletani un ulteriore Proclama, nel quale, tra gli altri, spiccano i punti 2 e 4: 2. Ogni singolo cittadino che si comporta calmo e disciplinato avrà la mia protezione. Chiunque però agisca apertamente o subdolamente contro le forze armate germaniche sarà passato per le armi. Inoltre il luogo del fatto e i dintorni immediati del nascondiglio dell'autore verranno distrutti e ridotti a rovine. Ogni soldato germanico ferito o trucidato verrà rivendicato cento volte. (…) 4. Esiste lo stato d'assedio Il 23 settembre, poi, un manifesto del prefetto chiama tutti i cittadini maschi di età compresa tra i diciotto e i trentatré anni al lavoro obbligatorio – si tratta di circa 30000 individui. Dal momento che alla chiamata rispondono soltanto in 150, il colonnello Walter Scholl comunica ai Napoletani che avrebbe punito gli inadempimenti con delle ronde militari, fucilandoli seduta stante. L’insurrezione si prospetta inevitabile, nonostante le premesse inducano a pensare che in caso di sconfitta la città verrà distrutta e i superstiti deportati. I Napoletani insorgono il 27 settembre e dopo quattro giorni – le celebri 4 giornate di Napoli – riescono a cacciare gli occupanti, complice la notizia che le forze alleate sono alle porte. Il primo di ottobre, infatti, i carri armati alleati entrano in città. Perché i bresciani e i napoletani, consci delle difficoltà in cui sarebbero incorsi se avessero opposto resistenza ai dominatori austriaco e tedesco, tuttavia si ribellarono? Perché non furono trattenuti dalle intimazioni del generale Haynau e del colonnello Scholl? Perché, in altre parole, decisero di sacrificare la loro vita, il bene più prezioso di cui ci è dato disporre? Perché essi riconobbero che la dominazione austriaca e tedesca li stesse privando di un valore inalienabile – inalienabilità impressa su carta quasi un secolo più tardi –, un valore senza il quale una vita non è degna di essere vissuta: la libertà. Libertà che non è la risultante dell’assenza di impedimenti o costrizioni – infatti la condizione di possibilità del darsi della libertà è il rispondere ad un corpus di leggi che garantiscono diritti proprio perché richiedono l’espletamento di doveri – ma che si identifica con un processo di auto-determinazione che parte dal singolo cittadino e si estende alla moltitudine, permettendo al primo di riconoscersi nella seconda, e viceversa. Pensando a questa libertà, il Professor Massimo Maria Lucidi ha deciso di intraprendere un percorso di sensibilizzazione “eleuterica” tramite il format “Giornate della Libertà”. Come scrive Lucidi stesso: “Perdere il senso della Memoria significa smarrire i fondamenti della comunità, le ragioni e i modi dello stare insieme. Onorare la Memoria dei fatti e il doloroso sacrificio dei caduti significa ricostruire rinsaldando le fondamenta della nostra democrazia: operazione culturale, sociale e persino economica all'insegna della partecipazione e responsabilità che genera quella che oggi si definisce sostenibilità. La sostenibilità ambientale, economica e sociale onora la Storia perché punta a salvaguardare Ambiente e Società dalle incertezze, inadeguatezze e rischi di Sistema di fronte alle derive populiste e totalitariste incarnate dalla "Guerra" che è la madre di tutte le politiche insostenibili di cui il conflitto russo-ucraino si erge a Moloch per scelleratezza e infondatezza.”. Ergo, la nostra proposta è la seguente: celebrare e ricordare queste giornate tra Napoli, Brescia e New York all’insegna del valore che la libertà assume nei rapporti interculturali e, in particolar modo, nel rapporto con le nostre comunità italiane nel mondo. Tre gli appuntamenti: - Brescia (marzo); - Napoli (aprile); - New York (10 ottobre, John Calandra Institute). Ogni incontro sarà così strutturato: - Convegno sul valore della Libertà di pensiero, di espressione, di parola, di autogoverno, con esponenti della società civile. - Proiezione del film Le quattro giornate di Napoli del regista Nanni Loy, a cui seguirà un dibattito. - Premio Internazionale alla Libertà… penso anche a una tappa a Roma. Massimo Lucidi

STATI GENERALI DELLA SOSTENIBILITA'

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Premio Eccellenza

Il “Premio Eccellenza Italiana” nato con l’obiettivo di premiare l’Italia del Merito; professionisti, aziende, imprenditori e prodotti italiani che meritano di essere conosciuti per la propria storia fatta di Passione, Impegno e Ricerca del Bello del Buono e del Giusto. Ideali della Bellezza così naturali nella tradizione Italiana che deve ritrovare anche attraverso questo riconoscimento nuova Speranza e linfa per essere raccontata e supportata. Continua a leggere...

Bellessere è un format di eventi itineranti, nati nel 2003, che quest’anno festeggia venti anni. Nato su iniziativa del giornalista economico Massimo Lucidi – per portare i volti televisivi dell’alimentazione, in primis i medici e i campioni dello Sport sui territori a parlare di benessere alimentare e buone pratiche sportive come se ne fa nei salotti televisivi – Bellessere diventa presto un incontro carico di contenuti all’insegna del confronto sui temi dell’innovazione alimentare, della pratica sportiva, della promozione degli sport, pure minori, nel segno dell’inclusione sociale.

Oggi si muove nell’alveo di quelle relazioni umane e scientifiche avviate, ma si rilancia con l’arrivo di tanti nuovi giovani professionisti che con passione rivendicano uno stile di vita sostenibile che si prende cura della persona.
 
È il “tempo dei personal trainer” che necessitano di alimentare non solo un aspetto sano e positivo, il proprio e quello del cliente, ma devono incarnare uno spirito pieno di energia e continuità ma pure di sobrietà e verità, ben oltre l’immagine. Dopo anni di abusi e derive social, pensiamo sia giunto il tempo di cambiare marcia. Non è più apparire, ma essere: è questa la lezione che fa il paio con l’intuizione di Lucidi e del dottor Luca Piretta. Medico professore universitario e volto televisivo, Piretta incarna l’anima del progetto perché sottolinea l’aspetto seduttivo e piacevole del dover aggiornarsi sempre, in nome del sapere scientifico e non delle mode passeggere.
 
Questo format è volto a toccare diversi temi tra cui anche quello dell’obesità infantile. Troppo spesso, infatti, le nostre mamme non sono sufficientemente formate ed informate sulla corretta educazione alimentare da impartire ai propri figli, e nemmeno sulle corrette pratiche sportive. In aggiunta a ciò, il proliferare di santoni e guru del benessere improvvisati in palestre e centri sportivi non certificati, che tutto fanno tranne che aiutare realmente il paziente.

Bellessere cresce per promuovere uno stile di vita di qualità, basato su una corretta alimentazione, lo sport quale parte integrante delle proprie giornate, e la conoscenza di sé stessi, e si pone due obiettivi sostanziali:

1. Il primo è quello di diventare un’operazione culturale, quindi, tesa alla promozione di un modus vivendi che fa della qualità e dell’eleganza un avamposto contro le volgarità social ma pure i ritmi frenetici dei nostri tempi moderni;

2. Il secondo è quello di offrire una vetrina alle eccellenze aziendali locali, che fanno del bello del buono e del giusto, il proprio “credo” imprenditoriale. È la tanto inflazionata sostenibilità!

Fare Sport significa anche rispettare Ambiente, ma pure credere e battersi per un mondo in cui le disuguaglianze economiche e sociali debbano e possano essere ridotte e i valori della competizione sana, propri dello sport possano attecchire e governare nelle menti e nei cuori dei giovani professionisti, imprenditori o più semplicemente costruttori di Valore e di Valori nel mondo del Business e nella Società. Ed è proprio grazie a questo format che verranno messe in luce anche queste tematiche di importante rilievo che ci piace definire #gentlemantobusiness

Parlano di noi. Bellessere a Sanremo

Casa Sanremo: prima del festival è l’ora del bellessere..(fonte il mattino)

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